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al testo di Adielle
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Scava la fossa scava pensò a mezzaluna che le mani si sporchino di terra buona per seppellire l'incoerenza dei tuoi pensieri più ossessivi e una manciata di pasticche colorate da cui nascano fiori di Loto per dimenticare di esser passati da una stanza all'altra d'ospedale come in assenza di moto sterili naufragi che non scoprono isole dalle ore lunghe e frutti dolci l'avventura di vuoti pneumatici nei tentativi di calci snodati da sedie a rotelle compensano la fatica di una spinta costante verso l'ignoto crescere dei giorni grondanti di luce al neon e altre trappole per catturare gli occhi in piccoli consenzienti addii i pensieri frastornati dalla duttilità della corrente elettrica scivolano via con la stessa dolce smania delle lacrime quando ci s'incontra dopo un anno di desideri solo raccontati per telefono persa la distanza e caduti tutti i filtri e per la prima volta dopo essersi tanto amati ci si vede finalmente nudi ognuno con le sue prudenze perfettamente legate al dito ed è così dolce da non meritare altro nella vita che un atto che la santifichi dura un attimo il ricordo della composizione del corpo in braccia e gambe e seni e collo occhi guardano attraverso le feritoie per trovare un'ombra di passaggio da cui fare breccia per non essere più dimenticati almeno stavolta quintessenza dell'essenza ma tutto passa anche l'orgasmo più intenso e colorato prima o poi decellera l' Universo tutti a chiedersi quando avverrà il prossimo passaggio della stella capace di illuminare tutto di una luce nuova che da vita anche alle parole che la raccontano sono qui a mani vuote pronte per raccogliere anche l'acqua che cade lavando il cielo dalle sue riscosse come se non ci fosse più nient'altro di buono da fare al mondo mendicante d'emozioni da riformatorio fermo in un angolo in cui non muoio ed ho sempre sedici anni. |
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